sabato 27 luglio 2013

"Non tocca ai risparmiatori salvare l'economia del paese"

Fonte: "La Stampa"
 venerdì 5 luglio 2013 
Professore, il tesoretto accumulato dai Piemontesi in questi anni è un'ulteriore conferma del fatto che la crisi spinge a non investire la propria ricchezza?
«Mantenere liquidità per far fronte a eventuali periodi di difficoltà è un comportamento del tutto logico. I 110 miliardi accumulati dai piemontesi e depositati sui conti correnti, in particolare, si spiegano con le preoccupazioni che spingono i risparmiatori a non rischiare comprando titoli, fondi ecc. che possono sempre scendere di prezzo o peggio»
Però, passare dai 55 miliardi del 2005 ai 110 del 2012 nonostante una crisi economica così pronunciata è singolare...

«È sicuramente un dato significativo per il Piemonte. Meriterebbe solo capire in che misura all'aumento dei depositi corrisponde una diminuzione degli investimenti a medio-lungo termine».

Consumi e investimenti sono crollati: risparmiare così tanto fa male all'economia sul lungo periodo?

«In altri termini tali comportamenti non sarebbero etici? Io non credo che il singolo risparmiatore debba porsi l'obiettivo di contribuire a salvare l'economia del Paese (e in che modo poi?). Se vuole privilegiare la liquidità, evitando investimenti di lungo periodo, non c'è nulla di biasimevole in tale scelta»

Tutta questa liquidità di cui le banche dispongono non potrebbe essere impiegata per concedere prestiti alle imprese?

«In teoria sì, con una tale disponibilità sarebbe possibile erogare mutui e prestiti vari. Ma i banchieri, non solo in Italia, preferiscono comprare titoli di Stato e soprattutto del proprio Stato. Tale comportamento favorisce i buoni rapporti coi loro rispettivi governi. Si è creata una complicità tacita, se non esplicita, fra banchieri e politici, da alcuni giustamente criticata»

Ma ciò va a scapito di investimenti altrettanto necessari per la ripresa...

«Sì, d'altro canto prestare denaro a imprese può comportare rischi anche maggiori. C'è poi un altro aspetto di cui tener conto: stiamo parlando di risparmi accumulati dai piemontesi, ma non bisogna pensare che tali risparmi verrebbero per forza reinvestiti in Piemonte. Negli istituti bancari le scelte di fondo su come impiegare le risorse non vengono prese a locale. Insomma, l'ultima parola su come utilizzare quella liquidità spetta alle sedi centrali e non alle sedi territoriali»

Esistono strumenti alternativi al deposito bancario per i propri risparmi?

«Certo, una valida alternativa sono i buoni fruttiferi postali. Esattamente come da un conto corrente, conto deposito o libretto non vincolato è sempre possibile prelevare quanto investito senza rischi di perdite. In più non c'è nessun costo o commissione e invece, volendo, una protezione dall'inflazione. Ovviamente poi uno può investire in impieghi a medio-lungo termine (Btp, obbligazioni, azioni ecc.), ma la scelta tra mantenere liquide le proprie risorse o investirle altrimenti, spetta solo e unicamente al singolo risparmiatore».










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