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martedì 6 ottobre 2020

Consulenti finanziari. I venditori porta a porta non forniscono pareri: piazzano prodotti costosi

Fonte: Il Fatto Quotidiano
22 giugno 2020
Caesar non supra grammaticos: anche l’imperatore non aveva potere sulla lingua. Così nessuna legge della Repubblica può cambiare il significato delle parole. Non vogliamo però affrontare questioni di purismo linguistico, bensì una grave stortura della normativa sul risparmio in Italia.

I venditori porta a porta di investimenti ci provarono subito, quando negli anni '70 collocavano gli sciagurati titoli atipici. Già allora cercavano di presentarsi come consulenti finanziari, per ispirare più fiducia. Ma per fortuna il Testo Unico della Finanza (Tuf) tenne la barra a dritta, imponendo la corretta denominazione di promotori finanziari. Poi però, col governo Renzi e ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, all’industria del risparmio gestito riuscì il colpaccio. La Legge di Stabilità 2016 ribattezzò in consulenti i promotori finanziari, senza per altro cambiare la sostanza delle cose. Così ora si fregiano di tale titolo soprattutto venditori, agenti di commercio o dipendenti di banca. In tal modo gli è più facile carpire la fiducia dei risparmiatori, intrappolando i loro soldi in tutta una serie di scatole nere: fondi comuni, polizze vita, piani previdenziali ecc.

I pochissimi in Italia che davvero campano fornendo consigli ai risparmiatori, meno di 300 persone fisiche e 50 società, sudano quattro camicie per smarcarsi dai venditori porta a porta e sportello a sportello. In particolare dagli oltre 50 mila sedicenti consulenti ma di fatto promotori finanziari.

martedì 5 novembre 2019

Risparmio, rendimento e rischio non sempre vanno a braccetto

Fonte: Il Fatto Quotidiano
10 giugno 2019
I Btp italiani sono più rischiosi di quelli greci, ha recentemente sbattuto in prima pagina il Sole 24 Ore. Il motivo? I titoli quinquennali del Tesoro rendevano leggermente più di quelli ateniesi, il che significherebbe maggiori probabilità di fallimento per l’Italia rispetto alla Grecia. Il Fatto Quotidiano ha subito contestato tale conclusione affrettata.

Ma il discorso merita di essere ampliato, per smontare uno dei tanti falsi teoremi dell’educazione finanziaria. Cioè che rendimento e rischio vadano sempre a braccetto. In realtà molte sono le eccezioni alla tesi che i titoli che rendono poco siano sempre i meno rischiosi (e viceversa). Una regoletta troppo semplicistica per la complessità della realtà finanziaria.

Prendiamo la famigerata iniziativa “Patti Chiari” delle banche italiane. Fra i titoli definiti a basso rischio e basso rendimento c’erano le obbligazioni delle tre banche islandesi, poi fallite, e soprattutto le Lehman Brothers. Che rendessero poco era vero, alla faccia però del basso rischio!

giovedì 17 ottobre 2019

Etruria & C.: la via crucis burocratica per i risparmiatori vittime dei crac

Fonte: Il Fatto Quotidiano
8 luglio 2019
La Consap, società del ministero dell’economia, ha aperto il portale del Fondo indennizzi risparmiatori (Fir) delle banche “fallite”: Banca Etruria, Veneto Banca ecc. Manca solo la data, imminente, da cui partiranno i 180 giorni entro cui presentare le domande.

Nessuna obiezione sulla cosa in sé. Gravissime sono infatti le responsabilità degli organi di controllo e vigilanza, che hanno lasciato incancrenire le situazioni degli istituti di credito in questione, chiudendo gli occhi su cosa combinavano, allo sportello e nei bilanci. Qualche critica sulla procedura d’indennizzo però ci sta, in particolare per la burocrazia richiesta. Impietoso è il confronto con la vicenda degli azionisti e obbligazionisti Alitalia, conclusasi giusto dieci anni fa. Allora bastò firmare un modulo e consegnarlo alla banca o sim. Adesso è un lavoraccio: ci vuole una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, la prova dell’eventuale provenienza da familiari o per successione e, oltre ad altro, in particolare gli estremi contabili degli acquisiti. Personalmente conservo i documenti bancari dal 1974, ma temo che alcuni risparmiatori siano meno ordinati.

giovedì 18 aprile 2019

Banche, è davvero rischioso superare i 100mila euro sul conto corrente?

Fonte: Il Fatto Quotidiano
6 gennaio 2019
L’argomento è diventato improvvisamente, ma non inaspettamente, attuale col commissariamento della Carige, un tempo Cassa di Risparmio di Genova. Voglio peraltro mettere le mani avanti, prevedendo commenti al titolo di questo post del tipo: “Ma io così tanti soldi sul mio conto non li ho mai visti. Magari!”. Lo so che, scrivendo di investimenti, mi occupo di problemi di lusso. Però a me dà comunque fastidio che uno venga ingannato, anche se altri stanno peggio di lui. E fra i tanti clienti presi in giro dalle banche, ci sono quelli con rilevanti somme liquide sul conto. Scelta per altro felice per il 2018, essendo stato uno dei pochissimi impieghi dei risparmi (o eredità) conclusosi senza perdite nominali.

Qual è però una delle trovate per rifilare ai clienti fondi, polizze e altre trappole del risparmio gestito? Convocarli, se il loro conto supera i 100mila euro, e fargli presente il rischio di bail-in. Cioè la normativa che, in caso di gravissime difficoltà della banca, prevede che vengano colpite prima le sue obbligazioni, ma poi anche conti correnti e libretti per quanto supera 100mila euro a testa. Anche il fondo interbancario di autotutela dei depositi protegge solo fino a tale cifra. Spaventato così il cliente, il premuroso bancario gli indica fondi, polizze e roba simile, dove converrebbe trasferire la liquidità per evitare il rischio del bail-in.

giovedì 14 marzo 2019

Btp e bufale, tre pericoli inventati attorno ai titoli di Stato

Fonte: Il Fatto Quotidiano 26 novembre 2018
Fare il cacciatore di bufale su Internet non mi appassiona. Ma qualche precisazione può però essere utile per i risparmiatori italiani, preoccupati – in parte a ragione e in parte a torto – per i Btp Italia e gli altri titoli del Tesoro.

1.
Circola la storiella che essi siano diventati meno sicuri da quando (2013) i regolamenti contengono le cosiddette Cacs, che permetterebbero di peggiorarne ad arbitrio le condizioni. Non è vero niente. Tali clausole presenti nei titoli di Stato di tutta l’Eurozona compresi quelli tedeschi, non mirano affatto a facilitare una sospensione dei pagamenti, un taglio degli interessi, un rinvio delle scadenze o addirittura un default. Cose brutte che sono accadute e accadranno indipendentemente da esse: hanno fatto crac tanto l’Argentina quanto l’Ecuador senza le Cacs. Idem per la Grecia, che le ha introdotte forzosamente a default già deciso.

venerdì 22 febbraio 2019

L'illusione di avere un conto all’estero: il caso dello scudo giuridico svizzero

Fonte: Il Fatto Quotidiano 15/10/2018

'C'è chi pensa di portare i risparmi all’estero, temendo il crac dell’Italia, l’uscita dall’euro, prelievi forzosi ecc. Così è tornata in auge una trovata dei tempi dell’ultimo scudo per i capitali all’estero (2009). Chi aveva soldi in Svizzera, doveva farli arrivare per forza in Italia. Non poteva lasciarli lì, regolarizzandoli, perché la Confederazione Elvetica non rientrava fra gli Stati collaborativi col fisco italiano. Al che molte banche elvetiche proposero il cosiddetto scudo giuridico. Indirizzavano i clienti a società fiduciarie italiane raccontando, ma solo a voce, che in tal modo non cambiava praticamente nulla, perché i soldi restavano in Svizzera. Molti abboccarono.

Per continuare a illuderli, addirittura li accompagnano di tanto in tanto nella banca collegata ticinese (o in altro cantone) e li fanno parlare con un loro compare. E costui ovviamente non gli dice che essi personalmente non potrebbero prelevare soldi, né disporre bonifici né compravendite di azioni, obbligazioni ecc. dal loro (fantomatico) conto a Lugano.

venerdì 15 settembre 2017

A San Marino c’è speranza per tutti i banchieri

Fonte: Fatto Quotidiano 6-7-2017
l sistema bancario di San Marino è in subbuglio per vari motivi. Una famiglia saudita tratta l’ingresso in un suo istituto di credito, suscitando legittimi interrogativi sui suoi obiettivi. Ma soprattutto le banche sammarinesi sono zavorrate dai famigerati non performing loan (Npl). Questo il quadro in cui s’inserisce una vicenda sconcertante.

venerdì 26 maggio 2017

Le obbligazioni in valuta estera sono una scommessa, non una sicurezza

Fonte: Il Fatto Quotidiano
Chi ha liquidità da investire, non sa che pesci pigliare. Impieghi tradizionali, come Btp, Cct o buoni fruttiferi postali, hanno ormai rendimenti intorno allo zero, salvo prendersi sul groppone roba lunga col rischio di perdite in caso di smobilizzo anticipato.


Così da un po’ vengono proposti titoli in valute dove i rendimento veleggiano a livelli ben superiori. In questi giorni Banca Imi pubblicizza nel programma Obbligazioni Collezione varie divise: dollari non solo americani, rubli e lire turche. E la Banca Mondiale obbligazioni in diverse valute addirittura “per uno sviluppo sostenibile”.

sabato 18 febbraio 2017

Arriva il decreto salva risparmio

Non sappiamo quanto potrà essere di aiuto ai risparmiatori rimasti coinvolti nelle vicende bancarie degli ultimi anni, da Etruria a Popolare di Vicenza passando attraverso MPS), ma è divenuta legge dello stato la recente proposta (o meglio disegno) portato al vaglio delle camere.

La Camera dei Deputati, infatti, ha dato  approvazione definitiva al disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237.
Il provvedimento, già approvato dal Senato, introduce una serie di disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio sia dal punto di vista delle banche che da quello dei risparmiatori/investitori.


Di seguito, potete leggere il testo del disegno di legge trasmesso dal Senato l’8 febbraio 2017 e che verrà pubblicato Gazzetta Ufficiale delle Repubblica.


martedì 3 gennaio 2017

Come allettare i risparmiatori con promesse sempre più esotiche

Fonte: Beppe Scienza
Per ottenere le stelle nelle guide dei ristoranti, un cuoco deve possedere una laurea. Ciò è vero pure per avere successo con la gestione del risparmio. La cosa può stupire, ma quella che serve è la stessa laurea, quella in scienze della comunicazione. Le competenze gastronomiche o finanziarie sono invece del tutto secondarie.

Concentriamoci sulla seconda fattispecie e partiamo da una brochure con cui Pictet, società ginevrina dotata di autostima infinita, offre agli italiani investimenti in India. Un classico del risparmio gestito è infatti sfornare sempre nuove proposte, ambiti o formule, con cui non ha ancora collezionato figure barbine.

La brochure trabocca di frasi a effetto. Vi leggiamo che la Banca Centrale Indiana non "scimmiotta le banche centrali del resto del mondo, che stanno riempiendo di steroidi l’economia". Un po' come accusare Draghi e la Yellen di doping.

giovedì 8 dicembre 2016

Titoli Etruria - quale soluzione?

La recente vicenda che ha riguardato la vendita dei titoli bancari emessi da Banca Etruria (obbligazioni ed azioni illiquide) ha riguardato molti clienti che hanno visto azzerati i propri risparmi dopo le note vicende che hanno riguardato l'istituto di credito lo scorso mese di novembre.



E' noto che, a seguito dell'intervento del Governo (il salva banche del 3 maggio 2016), sono state predisposte possibili soluzioni alla vicenda che riguarda molti possessori di obbligazioni Banca Popolare dell' e del Lazio, Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti.



Sappiamo che, ad oggi, le soluzioni prospettate per i risparmiatori sono le seguenti e variano a seconda del momento dell''acquisto.

A) Acquisto titoli illiquidi pre 12 giugno 2014 - il rimborso
Gli azionisti e obbligazionisti “subordinati” che hanno acquistato i titoli prima  del 12 giugno 2014 stanno partecipando al procedimento di rimborso previsto dal salva banche.

Vi ricordiamo che il decreto dispone che il titolare di questi titoli possa ottenere un rimborso forfettario fino all'80% del valore, se vengono rispettati i seguenti presupposti:


- acquisto entro il 12 giugno 2014 e possesso delle obbligazioni al momento della risoluzione delle 4 banche;
- patrimonio mobiliare al 31 dicembre 2015 inferiore ai 100.000 euro OPPURE reddito Irpef nell’anno 2014 inferiore ai 35.000 euro.

Per accedere a questo rimborso occorre, entro il 3 gennaio 2017, inviare la richiesta secono la seguente modalità:


- il contratto di acquisto degli strumenti finanziari subordinati;
- i moduli di sottoscrizione o d’ordine di acquisto;
- l’attestazione degli ordini eseguiti;
- una dichiarazione sulla consistenza del patrimonio mobiliare, calcolato ai sensi dell’art. 9, comma 2, ovvero sull’ammontare del reddito di cui al comma 1, lettera b) dello stesso articolo, con le modalità previste dall’art. 9, comma 8, lettera e) comprendente espressa dichiarazione di consapevolezza che chiunque rilasci dichiarazioni mendaci è punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia, ai sensi e per gli effetti dell’art. 46 D.P.R. n.445/2000.

- copia di un documento di identità in corso di validità;
- copia della procura conferita, nel caso in cui l’istanza sia presentata al FITD tramite Studi legali o Associazioni di Consumatori.

B) Conciliazione - Autorità anticorruzione
Tutti coloro che sono  esclusi dal rimborso previsto con  il "salva banche", possono  avviare la procedura di conciliazione paritetica prevista presso l'Autorità Anticorruzione, ma che ad oggi non risulta  ancora definita ed attuata. Ricordiamo che questa è una procedura  di soluzione extragiudiziale della lite attraverso un mediatore terzo, imparziale e neutrale, istituito presso l'Autorità anticorruzione.

C) Ombudsman bancario
Una ulteriore soluzione prospettabili per i possessori di azioni ed  obbligazioni illiquide possono cercare una soluzione ai titoli  caduti in default attraverso l'Ombudsman - Giurì bancario, un arbitro privato istituito all'interno del conciliatore bancario e finanziario e che si occupa  di dare soluzione alle controversie inerente la materia finanziaria.

Si può ricorrere a questo procedimento extragiudiziale, contestando alla banca che vi ha venduto questo titolo di non avervi fornito informazioni adeguate in merito alle caratteristiche ed ai rischi connessi a questa forma di investimento.

Il  ricorrente può, infatti, contestare alla banca che ha venduto i titoli:
- la carenza di informazioni fornite dalla banca;
- la scarsa trasparenza delle informazioni fornite dalla banca in merito alla caratteristica  di "illiquidità" delle azioni/obbligazioni;
- la omessa indicazione dell'inadeguatezza/inappropriatezza dell'investimento.

Attraverso questa procedura, il Giurì bancario può ritenere non corretto il comportamento tenuto dalla banca venditrice ed ordinare la restituzione del  capitale investito.

Vi ricordiamo, però, che l'operatività del Giurì bancario è limitata sino al 7 gennaio 2017, data di termine dell'attività dell'organismo come risulta da un recente comunicato pubblicato: "Il 9 gennaio 2017 sarà pienamente operativo l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), istituito presso la Consob. Poiché i ricorsi che possono essere proposti all’Ombudsman-Giurì Bancario saranno proponibili anche all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), l’Ombudsman-Giurì Bancario a partire dalla stessa data del 9 gennaio 2017 non accetterà più ricorsi, ma si limiterà a gestire i ricorsi ricevuti fino all’8 gennaio 2017".

D) Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF)
A partire dal prossimo gennaio 2017, le controversie inerenti i titoli illiquidi dovranno essere sottoposti al giudizio   (extragiudiziale) dell'Arbitro  per le Controversie Finanziarie, organismo creato all'interno di Consob e il cui fine è quello di regolare questo tipo di controversie.
Il regolamento attribuisce a Consob i poteri per dare soluzione extragiudiziale delle controversie in materia finanziaria, mediante la procedura introdotta con il  regolamento adottato ai sensi dell'art. 2, commi 5-bis e 5-ter del d.lgs. n. 179/2007.

L'accesso alla procedura  arbitrale è gratuito per l'investitore ed i tempi perla decisione sono estremamente ridotti, ossia entro 90 giorni dal completamento del fascicolo contenente il ricorso, le deduzioni e la documentazione prodotta dalle parti.

Il limite di competenza dell'Arbitro è di 500.000 euro e gli interventi di ACF riguarderanno la violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza che gravano sull'intermediario finanziario a mente dell'art. 21 del TUF.


Un aspetto rilevante è che la decisione del collegio non è vincolante per l'investitore, il quale può liberamente ricorrere all'autorità giudiziaria nel caso in cui non sia soddisfatto di quanto stabilito da ACF.

 
Qui di seguito la Delibera Consob n. 19770.

giovedì 13 ottobre 2016

Banche venete, il bacio della morte

Fonte: Il Fatto Quotidiano
Le “rime baciate” sono versi di una poesia o canzone, dove uno fa rima col successivo, diversamente dalle rime alternate o dalla dantesca terza rima. Non c’è invece nulla di poetico nei “prestiti baciati” venuti alla ribalta coi dissesti della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. L’espressione si riferisce all’obbligo di sottoscrivere un po’ di azioni della banca, imposto a chi voleva un finanziamento. Una combinazione con conseguenze sciagurate, col valore di quei titoli vicino a zero. Su di essa indaga la Magistratura.

venerdì 26 agosto 2016

Tassi bassi: basta rischiare un po', per guadagnare di più. Ma è vero?

Fonte: Fatto Quotidiano 18/4/2016
I risparmiatori sono comprensibilmente spiazzati dai tassi vicini allo zero di titoli di Stato, buoni fruttiferi, libretti postali ecc. Ma c'è chi millanta di avere la soluzione: "Per ottenere di più, bisogna rischiare un po'" o peggio ancora, in maniera più diretta: "Basta rischiare di più e si hanno rendimenti più alti". Questo è il messaggio ricorrente, quasi martellante, in articoli e in interviste radiofoniche e televisive di pretesi esperti.

È tutto molto semplice, a sentire costoro e quanto ripetono impiegati di banca, promotori finanziari e sedicenti consulenti. Basta dare l'addio senza rimpianti alle soluzioni dai rendimenti sicuri, ma ormai irrisori. È sufficiente passare ai fondi azionari, ai certificati, ai titoli in valuta estera ecc. e mediamente (e comunque a lungo termine) si avranno risultati soddisfacenti.

giovedì 7 aprile 2016

Dal Portogallo alle Marche: la regola è che non ti puoi fidare delle regole


Fonte: Il Fatto quotidiano

Chi investe in obbligazioni bancarie farà bene ad archiviare concetti come la certezza del diritto e belle espressioni latine quali "pacta sunt servanda" o "par condicio creditorum" (i creditori vanno trattati alla pari). Cambiare le carte in tavola: questa è la nuova massima del diritto. Ecco così che il 29 dicembre 2015 la Banca del Portogallo decide di spostare cinque obbligazioni di una banca sana (Novo Banco) in una banca in condizioni prefallimentari (Banco Espirito Santo). Fra l'altro solo quelle, le altre no. A chi tocca, tocca. Il loro valore, prima vicino ai 100 euro, precipita intorno a 7. Insomma, una perdita quasi totale.

mercoledì 16 dicembre 2015

Obbligazioni di Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti e CariFerrara. Dopo il danno la beffa per chi ha visto azzerarsi tutto

Fonte
www.ilrisparmiotradito.it
Dopo il danno, anche la beffa. Chi pochi giorni fa ha visto azzerarsi le sue obbligazioni, può prendersela (anche) con la Banca d'Italia per il danno subito, ma il resto deve dire grazie all'informazione economica italiana. Avrà infatti sentito in televisione e letto sui giornali che "non è stato applicato il bail-in", tanto temuto, e che "i risparmiatori sono salvi". La prima affermazione è formalmente vera ma fuorviante, la seconda bellamente falsa.

mercoledì 23 settembre 2015

Popolare di Vicenza: avviata l'indagine verso i vertici della banca


E' iniziata, con le perquisizioni eseguite ieri, l'indagine da parte di alcune procure della repubblica nei confronti di Banca Popolare di Vicenza, al fine di verificare la regolarità della gestione amministrativa degli ultimi anni.


La crisi di Popolare di Vicenza parte da lontano, ed è conseguente ad alcune scelte aziendali adottate dal Consiglio di amministrazione negli ultimi anni, risultate quanto meno infelici.

A seguito di vari esposti depositati presso le procure italiane da parte di investitori della banca, la Procura della Repubblica di Vicenza  ha dato avvio all'indagine verso i vertici di PopVi, ipotizzando i reati di aggiotaggio e ostacolo alle funzioni dell'autorità di vigilanza.

Alle perquisizioni effettuate ieri dovrebbero seguire ulteriori indagini ed approfondimenti nei prossimi mesi, al fine di accertare l'eventuale rilevanza penale delle condotte tenute dai principali esponenti della banca, passati e presenti.

Cosa può fare il risparmiatore che ha acquistato titoli PopVi, rimanendo "impelagato" nella vicenda che riguarda il gruppo bancario veneto?

Non possiamo che ribadire i suggerimenti già forniti alcuni mesi addietro (vedi), e seguire l'evoluzione dell'indagine penale avviata verso la banca.

martedì 22 settembre 2015

Anatocismo: no alla modifica dell’art. 120 TUB proposta da Bankitalia

Consumatore Informato non può che esprimere il proprio pieno dissenso alla proposta di modifica dell'art. 120 TUB avanzata da Banca d'Italia attraverso il documento dello scorso 25 agosto, messo a disposizione del Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (Cicr) e che, di fatto, rappresenta un nuovo aiuto alle banche, reintroducendo di fatto questa pratica cancellata con l'ultimo intervento legislativo (vedasi l. n. 147/2013).
  1. Anatocismo bancario - non si possono più capitalizzare gli interessi con la legge n. 147/2013
L’anatocismo bancario è una pratica seguita nei decenni dalle banche, le quali hanno capitalizzato gli interessi periodicamente maturati nei rapporti bancari con i clienti (specialmente quelli a proprio favore), arrivando a calcolare gli interessi non solo sul capitale, ma anche sugli interessi formatesi nel periodo precedente.

Accadeva, ed accade tuttora, che la posizione debitoria del cliente aumenta come semplice conseguenza della trasformazione degli interessi passivi in capitale sul quale la banca calcolava gli interessi nel periodo successivo (capitalizzazione degli interessi debitori).

Di conseguenza, il debito del correntista (o mutuatario) aumenta senza che vi sia alcuna operazione bancaria, ma solo come conseguenza della pratica bancaria adottata, e contraria all'art. 1283 c.c. che stabilisce che gli interessi possono produrre nuovi interessi solo a seguito della domanda giudiziale avanzata dal creditore, o per una convenzione (accordo) successivo alla loro maturazione.

I ripetuti interventi dei giudici, in primo luogo la Corte di Cassazione (vedasi, tra le tante, Cass. 20172/13), hanno ripetutamente ribadito la nullità della clausola di capitalizzazione degli interessi bancari, proprio perché contraria al citato art. 1283 c.c..

Alla fine, anche il nostro Governo si è dovuto rendere conto che la pratica seguita dagli istituti bancari era contraria anche ai principi costituzionali, ed è intervenuto per prevederne la cancellazione.

Con la legge n. 147/2013 (Legge di Stabilità 2014), il Governo Renzi ha disposto la modifica dell’articolo 120 del Tub, introducendo il divieto assoluto dell'anatocismo bancario (vedi).

La norma, però, ha demandato al Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (Cicr) di stabilire modalità e criteri per la produzione di interessi nelle operazioni bancarie, con norma di disciplina da rendere attuativa in tutti i rapporti bancari.
  1. La novità introdotta con la legge finanziaria è immediatamente applicabile? si, secondo il Tribunale di Milano
L'aspetto paradossale della vicenda è che da fine 2013 sino alla data odierna, non vi è stata ancora una definitiva stabilizzazione normativa dell'art. 120 TUB, non essendo ancora intervenuto il Cicr.
Nel frattempo, le banche hanno continuato ad applicare l'anatocismo, affermando che si sarebbero adeguate al nuovo quadro normativo solo in seguito all'attuazione delle norme avvenuta con il Cicr, secondo la delega ricevuta dall'esecutivo.
Ma la novità normativa introdotta con la legge finanziaria per il 2014 può/deve trovare applicazione immediata, o dobbiamo attendere l'intervento del Comitato?
La giurisprudenza di merito, ed in particolare il Tribunale di Milano, sembrano aver colto nel segno rispetto al problema, fornendo una soluzione non solo condivisibile, ma rispettosa degli interessi dei correntisti.
I giudici, infatti, hanno chiarito che la modifica legislativa consiste in norma già completa e immediatamente applicabile, senza dover attendere alcun intervento da parte dell'organo legislativo di secondo grado.
Le banche, in altre parole, non possono più applicare l'anatocismo bancario nei rapporti con i propri clienti.
  1. Bankitalia vuole reintrodurre l'anatocismo bancario ignorando l'intervento legislativo!
E visto che siamo alle prese con una delle tante paradossali realtà italiane, la Banca d'Italia non poteva sottrarsi a tale vicenda, e con il recente documento di consultazione del 25 agosto ha voluto proporre le linee guida della normazione del Cicr, cercando di riproporre l'anatocismo bancario.
A tal proposito, Banca d’Italia ha posto in consultazione il testo che vorrebbe proporre al Cicr, e che potete leggere di seguito, con il quale attuare le modifiche dell'art. 120 comma 2 del Testo Unico Bancario.
La proposta di Bankitalia è la seguente:
  • viene riproprosto l'anatocismo, in quanto gli interessi, attivi e passivi, sono oggetto di conteggio con la medesima periodicità annuale;
  • il conteggio avviene, di conseguenza, ogni 31 dicembre di ciascun anno;
  • tutti gli interessi maturati nel periodo devono essere oggetto di contabilizzazione separata rispetto al capitale, al fine di evitare qualsivoglia influenza del calcolo del capitale;
  • gli interessi, sia attivi sia passivi, sono esigibili decorso il sessantesimo giorno dal ricevimento da parte del cliente dell’estratto conto;
  • Superato il termine di sessanta giorni, il cliente può autorizzare l’addebito degli interessi (sul conto o sulla carta di credito), con aumento del debito per conseguenza dell'aggiunta degli interessi passivi.
In altri termini, l'anatocismo bancario uscito dalla porta rischia di rientrare dalla finestra.
La consultazione di Banca d'Italia è aperta sino al prossimo 23 ottobre 2015, termine entro il quale possono essere proposte osservazioni, modifiche e critiche.

Qui, il provvedimento di Banca d'Italia.


domenica 30 agosto 2015

La roulette delle obbligazioni in valuta estera. State attenti al tasso di cambio

Fonte:
Il Fatto Quotidiano
Il crollo di quello che gli economisti chiamano il saggio d'interesse, in pratica la redditività del denaro, ha disintegrato parecchie aspettative. Ma molti non vogliono rassegnarsi all'idea che i loro risparmi, sudati o ereditati, fruttino ora pochissimo; quasi niente, tolte imposte e costi vari. Si lasciano così lusingare da proposte presentate in maniera tendenziosa. Tipica l'insistenza del venditore di prodotti obbligazionari che dice: "Con la Borsa può ottenere molto di più", senza aggiungere "...oppure molto di meno".

Discorso analogo vale per il reddito fisso in valute estere, che attrae per gli alti tassi nominali offerti. Un titolo in lire turche o in rubli rende un 10% abbondante e uno della Nuova Zelanda pur sempre più del 3% annuo, seppur lordo, rispetto allo 0,6% dei Btp a cinque anni.

giovedì 23 aprile 2015

Tassi. Il segreto della repressione finanziaria

Fonte
Il fatto quotidiano
25 febbraio 2015
Sarà la barriera linguistica, sarà la superficialità degli italiani. Fatto sta che in Germania il concetto di repressione finanziaria è costantemente presente sugli organi d'informazione. A sud delle Alpi è invece praticamente sconosciuto, benché la situazione sia analoga. L'espressione fu introdotta a Stanford nel 1973 dagli economisti Ronald McKinnon ed Edward Shaw, finendo nel dimenticatoio dopo gli choc petroliferi. Essa designa leggi, provvedimenti monetari, blocchi al movimento dei capitali ecc. finalizzati a comprimere i tassi di interesse. Allora l'obiettivo era tenerli sotto all'inflazione.

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