
La compagnia di bandiera fallisce
Il fallimento di Alitalia dell' agosto 2008 è una notizia annunciata ed aspettata dal mercato, tant'è che i titoli della ormai ex compagnia di bandiera erano stati sospesi dal mercato borsistico ben tre mesi prima.
L'esigenza di salvare Alitalia e la sua italianità (si ricordi la famosa vicenda Air France e ancor prima KLM) portano a svendere gli assets del vettore ad un gruppo di imprenditori italiani con la tristemente famosa divisione tra “bad company/ good company”.
Con questa operazione, in altri termini, viene creata una nuova società nella quale confluisce il patrimonio positivo della vecchia Alitalia e che può tornare ad operare.
I debiti della vecchia Alitalia, invece, rimangono in mano ai risparmiatori, i quali devono attendere il 2009 per poter ottenere una offerta dal Governo Italiano, vero regista di tutta l'operazione.
L'offerta ALITALIA – CTZ 2012
Il Governo propone agli obbligazionisti una offerta di concambio sul modello argentino, ossia offre circa 71 euro per gli obbligazionisti e 0,27 euro per ogni azione. Tale offerta, però non è in denaro contante, bensì in titoli di Stato infruttiferi con scadenza a fine 2012: i CTZ 2012 (vedasi “ALITALIA - ECCO IL DECRETO CONCAMBIO TITOLI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE”).
L'offerta di concambio dei titoli Alitalia è stata considerata positiva dal Prof. Beppe Scienza, il quale in un recente articolo si è così espresso “Per i risparmiatori italiani la vicenda dell'Alitalia è giunta a conclusione. La Banca d'Italia ha consegnato a banche, sim ecc. i titoli di Stato offerti in cambio delle sue obbligazioni e azioni. La scadenza ultima di fine 2010 è stata rispettata. Un po' antipatico il fatto che il Tesoro avesse promesso di provvedervi entro l'estate, ma in compenso i nuovi titoli, cioè i Ctz 31-12-2012 con codice Isin IT0004662356, sono già quotati.
Per ogni cento euro di nominale originario gli obbligazionisti ne hanno ricevuti 71 di Ctz, fatto salvo un limite massimo. Vendendo ora, ricavano quasi 68 €. Non è un pugno di mosche, anche se con l'accordo con Air France avrebbero portato a casa ben di più.” (“I cattivi consigli della stampa economica italiana. I risparmiatori devono guardarsi da chi si presenta come loro paladino oltre che da banche, assicuratori e promotori finanziari”).
L'offerta avanzata dal Governo ed accettata da molti piccoli investitori appare positiva, in quanto i risparmiatori otterrano, nel 2012, un importo quasi pari al 70% del valore nominale investito. Certamente, l'investitore in titoli Alitalia ha perso parte del proprio capitale e non ha maturato alcun vantaggio dall'investimento, ma almeno è stata salvaguardata parte consistente del suo patrimonio investito in valori mobiliari decotti.
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