lunedì 22 febbraio 2016

Se il datore di lavoro ruba la pensione al dipendente, non è colpa di nessuno

Fonte: Il Fatto quotidiano 8/2/2016



Da anni mi occupo delle trappole della previdenza integrativa o, forse è meglio dire, di quella trappola che è la previdenza integrativa in sé, quale conseguenza voluta delle leggi e della normativa che la regolano in Italia.

Eppure c'è sempre qualche lettore che mi fa notare nuove magagne. Così l'avvocatessa Roberta Vegetti del foro di Milano mi segnala un problema che lascia sconcertati. Un dipendente di un'azienda del Varesotto, aderente a Cometa, scopre che dal 2009 i previsti versamenti nel fondo pensione sono stati omessi in tutto o in parte. E ciò anche per la quota a suo carico, trattenuta dalla sua busta paga e poi incamerata (illecitamente) dall'imprenditore. Prescindiamo dagli aspetti penali e ovviamente da quelli etici. Prescindiamo dal sindacalista che l'ha esortato, a voce, a pazientare per non creare problemi a un'impresa in difficoltà. Aggiungiamo solo che, compresa la crescita del valore delle quote del fondo, se le avesse avute, mancano ora circa 30 mila euro alla sua tanto decantata pensione di scorta.
Il punto è che da un lato il fondo pensione appare inerte, anziché solerte nel richiedere i versamenti previsti. Dall'altro non è neppure chiaro contro chi si debba agire giudizialmente: contro il fondo in quanto tale, contro i suoi consiglieri, contro la Covip per omessa vigilanza?

Il caso non è certo unico e forse è sciaguratamente frequente. Preoccupa poi quanto si legge in una sentenza del tribunale del lavoro di Milano del 5-11-2012, relativa a otto lavoratori che avevano citato in giudizio Atahotels per omessi versamenti. Scrive infatti il giudice che la famigerata legge sulla previdenza integrativa (D.lgs. 225/2005) "non ha disciplinato la questione dell'omissione contributiva e non ha indicato quale sia il soggetto titolare del credito di previdenza complementare", cioè dev'essere il lavoratore a pretendere i versamenti al fondo o spetta a esso esigerli? Comunque ai lavoratori viene dato torto, anche perché "non hanno mai provveduto a mettere in mora il fondo pensione".

Con tutte le poltrone e prebende che i sindacati si spartiscono nei fondi negoziali sarebbe il lavoratore, operaio tunisino o ingegnere padano che sia, a dover controllare i versamenti e poi mettere in mora il fondo pensione. La stortura è a monte: i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese siedono gomito a gomito negli organi di direzione e di (presunto) controllo dei fondi pensione negoziali. Ci vuol poco che diventino anche culo e camicia.

Nessun commento:

Posta un commento

Trasforma questo post