martedì 15 settembre 2015

Salvataggio banche - pro e contro del "bail in"

La recente approvazione del decreto di attuazione della Direttiva UE n. 2014/59, anche in Italia viene introdotto il nuovo sistema di salvataggio di una banca da un dissesto finanziario: il bail in (“salvataggio interno”).

Le nuove norme creano un meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie del tutto diverso rispetto a quello attuale, prevedendo una partecipazione diretta ed immediata degli azionisti, obbligazionisti e financo i titolari dei conti correnti, e solo indiretta e successiva da parte dello stato.

Il nuovo quadro normativo è destinato ad entrare in vigore a partire dal gennaio 2016, data dalla quale il prelievo forzoso bancario verrà legalizzato con il fine di tutelare contribuenti e mercati.

Cosa è il bail in?
Le norme previste dalla Direttiva n. 2014/59 dispongono che gli oneri/costi previsti per il superamento della crisi di una banca devono essere sopportati, in primo luogo, dagli azionisti ed obbligazionisti.

Laddove il contributo fornito dai titolari di azioni ed obbligazioni non sia sufficiente al superamento della crisi aziendale, la banca può chiedere di partecipare al risanamento anche i possessori di conti correnti superiori a 100mila euro, e quindi i grandi capitali depositati nel singolo istituto di credito.

La copertura del debito accumulato dalla banca, quindi, viene fatta pesare su azionisti e obbligazionisti e solo in un secondo momento, vi è l'intervento del sistema bancario, attraverso il Fondo unico europeo salva banche (Srf).

Quest'ultimo strumento comunitario verrà finanziato, secondo le intenzioni di Bruxelles, con prelievi sulle banche dei singoli stati aderenti all'Unione e servirà per favorire il salvataggio della banca in difficoltà.

Solo nel caso in cui nemmeno questo mezzo risulti sufficiente a superare il default della banca, il Governo potrà impegnarsi direttamente provvedendo a coprire l'ulteriore negatività attraverso fondi ad hoc.

Come funziona il sistema di bail in?
La procedura di salvataggio della banca viene seguita e gestita, con le nuove norme, dalla Banca d'Italia, chiamata a predisporre tutti i passaggi per la risoluzione della crisi, operando un controllo costante sulla procedura.

Il ruolo di Bankitalia, già rilevante nel precedente sistema, diviene esplicitamente centrale, sin dall'indicazione del commissario chiamato a guidare la fase di crisi dell'istituto di credito, sino alla chiusura del procedimento.

Il commissario, e la Banca d'Italia, devono gestire la crisi dell'intermediario bancario cercando di garantire la continuità delle funzioni essenziali, la stabilità finanziaria, il contenimento degli oneri a carico delle finanze pubbliche, tutelando i titolari di rapporti bancari, in primo luogo i correntisti.

Il Commissario speciale indicato da Bankitalia per raggiungere tali obiettivi può prevedere un programma ove:

1) cedere in tutto o in parte titoli in possesso dell'intermediario;
2) cedere in blocco i beni e i rapporti giuridici dell'intermediario;
3) creare una società veicolo (newco/bad bank) per la gestione delle attività.

La chiusura positiva della crisi aziendale, consentirà alla banca di poter proseguire la propria attività, cercando di limitare le perdite di azionisti, obbligazionisti e correntisti.

Possibili vantaggi
Da più parti il sistema di "salvataggio interno" della banca ha subito forti critiche, anche se dobbiamo segnalare pareri positivi (vedi).

Chi può trarre vantaggio da questo nuovo modello di salvataggio? beh, in primis i contribuenti, chiamati in questi ultimi anni a "ripianare" i debiti accumulati dalle banche, molto spesso frutto di scelte aziendali errate e spregiudicate.

Ora, l'intervento dello stato è solo secondario e subordinato, con conseguente possibilità di destinare molte energie finanziarie ad altre iniziative.

Altro vantaggio che, a nostro parere, può derivare dalle nuove norme è legato alla maggiore chiarezza e trasparenza che potrebbe derivare da questi nuovi principi.

In altri termini, dovrebbe risultare chiaro che i rischi e le scelte adottate all'interno della banca verranno "pagati", in primo luogo, dai titolari di rapporti con la banca, a partire dagli azionisti.

Gli amministratori della banca, quindi, non potranno facilmente svolgere la propria attività, e dovranno essere previsti maggiori fondi posti a tutela della banca, ed una patrimonializzazione dell'istituto di credito più marcata.

Possibili svantaggi
Appare chiaro che da tale sistema escono sconfitti, ed in situazione di rischio immediato, i titolari di azioni, e obbligazioni, della banca, i quali saranno chiamati a subire per primi eventuali situazioni di crisi della banca. Ad onor del vero, anche in precedenza gli azionisti risultavano essere danneggiati per primi dalla crisi della banca, solo che ora, tale danno viene reso trasparente anche dal punto di vista normativo.

E' di palmare evidenza che il risparmiatore sollecitato all'acquisto di valori mobiliari emessi dalla banca (azioni - obbligazioni), dovrà valutare con maggiore attenzione i rischi di investimento, considerando tale ulteriore elemento.

I titoli bancari, già sotto pressione di recente, diventano ancora più rischiosi e coloro che intendo entrare in possesso di tali prodotti finanziari dovrebbero, a nostro parere, anche prestare attenzione all'attività svolta dalla banca e alle strategie future.

Ciò vale, in particolare, per i risparmiatori che non svolgono attività di puro trading, ma hanno un fine di investimento conservativo del capitale, con possibilità di rivalutazione nel medio/lungo termine.

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