mercoledì 29 gennaio 2014

Obbligazioni. È tutta una questione di taglio

 Nell’ ambito degli investimenti circola un luogo comune, messo in giro ad arte,ossia che con i grossi capitali si avrebbe accesso a soluzioni migliori.
La cosa non è quasi mai vera.

I fondi hedge, che richiedono un minimo di 500 mila euro, sono stati campioni nel far perdere barche di soldi. Non parliamo poi dei cosiddetti family office, specializzati nel blandire e adulare facoltosi eredi incompetenti, cui vengono appioppati prodotti molto spesso peggiori di quelli piazzati dalle banche.
C'è però un'eccezione: nell'ambito del reddito fisso avere ampie disponibilità dà maggiore libertà di manovra. Da alcuni anni parecchie aziende italiane hanno infatti preso la brutta abitudine di emettere obbligazioni solo con tagli da 50 o 100 mila euro, complice anche una normativa molto discutibile. 

È il caso per esempio della Fiat, a differenza della francese Peugeot. Ma pure della Buzzi-Unicem, della Piaggio, di Fincantieri ecc. Ne consegue che può diversificare bene anche in tali settori, solo chi possiede un patrimonio cospicuo. Altrimenti l'acquisto di tali prestiti porta a una concentrazione degli investimenti inopportuna. 

Inoltre i titoli di piccolo taglio di alcune società emittenti rendono meno di quelli di grosso formato: Finmeccanica, Unicredit, Banca Mps ecc.Quando poi non sono gli emittenti o il mercato, ci pensano le banche italiane a mettere i bastoni fra le ruote ai piccoli risparmiatori. 

Mettiamo che uno, tanto per cambiare, voglia qualche obbligazione assicurativa. Per esempio un'interessante emissione dell'Unipol con scadenza nel 2021, tasso variabile e 1.000 euro di taglio minimo.Mettiamo anche che, per sua sfortuna, sia cliente di Intesa-Sanpaolo e ingenuamente vada fiducioso allo sportello per comprarne 5 o 10 mila euro. 

Regolarmente si sentirà rispondere che per i titoli trattati sull'euromercato la policy (bella parola!) della banca è accettare solo ordini di almeno 50 mila euro. Se per lui sono troppi, subdolamente gli verrà proposto qualche fondo comune. Ma farà bene a evitarli tutti, perché significherebbe affidare i propri risparmi agli sfasciacarrozze del risparmio gestito. Per giunta in piena mancanza di trasparenza.

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