Fonte: Il fatto 25 settembre 2013 |
Da Repubblica a Panorama è stata una generale levata di scudi con espressioni del tipo "Irpef più cara per sei milioni d'italiani", "risparmiatori trattati come mucche da mungere" ecc.
Né sono state da meno le cosiddette associazioni di consumatori. Motivo di tanto sdegno è una delle misure per compensare l'abolizione dell'Imu sulle prime case. Cioé le limitazioni per il 2013 e ancor più per i prossimi anni alla detraibilità fiscale di alcune polizze. La decisione sarà anche criticabile per quelle per il caso di morte, l'invalidità e simili.
Neanche ora il governo ha avuto il coraggio di dare un taglio netto, ma almeno ha ridotto il favore ai minimi termini: rimarrà un 19% di 230 euro. Una miseria: 44 euro l'anno.
Milioni d'italiani esitano a interrompere i versamenti di polizze anche trentacinquennali, dissuasi dagli assicuratori e da tanti sedicenti esperti, complici dell'industria del risparmio gestito, che spergiurano che non converrebbe.
Questa è l’occasione buona per smettere di versare soldi in polizze non trasparenti, rischiose e soprattutto di regola non convenienti.
Finte assicurazioni non inutili, bensì dannose. Anziché sbraitare perché qualche risparmiatore è indotto a svincolarsi dalle grinfie degli assicuratori, meriterebbe piuttosto chiedere l'eliminazione di una palese ingiustizia tributaria del settore. Infatti azioni e obbligazioni danno diritto al ricupero fiscale delle perdite, noto anche come credito d'imposta sul capital gain. Perché tale compensazione è negata ai tantissimi italiani che ci hanno rimesso, ci rimettono e ci rimetteranno con la previdenza integrativa?
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