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mercoledì 19 dicembre 2012

Derivati - truffa: JP Morgan, Deutsche Bank, Ubs e Depfa Bank condannate per la vendita di strumenti finanziari esotici al Comune di Milano

Riconosciuta la truffa nei confronti del Comune di Milano

Quattro tra i gruppi bancari più importanti sono stati riconosciuti colpevoli del reato di truffa a danno del Comune di Milano da parte del Tribunale di Milano, in persona del giudice Dr. Oscar Magi.
La vicenda risale al 2005, allorché Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank negoziarono con il Comune di Milano la vendita di derivati finanziari (swap) per un ingente importo. Il Comune accettò la proposta avanzata dalle banche, nella convinzione di poter "controllare" il proprio debito attraverso strumenti finanziari molto complessi.
Il Tribunale di Milano ha riconosciuto la condotta truffaldina tenuta dalle suddette banche nella vendita dei prodotti finanziari derivati.
Il Giudice Magi ha condannato i dirigenti delle banche per truffa, ha riconosciuto la violazione di varie norme della legge n. 231/2001 da parte di Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank. Ogni istituto di credito è stato condannato a pagare un milione di euro.

Il Tribunale ha altresì disposto la confisca di circa 88 milioni di euro nei confronti delle medesime banche condannate. 

domenica 16 dicembre 2012

La banca deve risarcire il cliente vittima di phishing

La truffa on line è una pratica sempre più frequente e riguarda anche i rapporti bancari, in particolar modo coloro che hanno acceso un servizio di home banking.

Usualmente, attraverso una operazione di phishing, il codice del correntista viene "scippato" dal ladro digitale, il quale si intrufola nel conto corrente del consumatore e provvede a svuotarlo con bonifici su altri rapporti di conto corrente in paesi esteri.

Usualmente la banca si difende in questi casi addossando la responsabilità per il furto al cliente che non ha predisposto sufficienti misure di controllo del proprio personal computer.

La sentenza pronunciata dall'Arbitro Bancario e Finanziario, affrontando una vicenda simile a quella appena ricostruita, ha riconosciuto la responsabilità della banca per il danno sofferto dal correntista.

Quest'ultimo, vittima di una operazione di phishing, si era visto derubare i soldi presenti nel proprio conto corrente ed aveva segnalato alla propria banca il prelievo fraudolento dal proprio conto corrente, sporgendo formale denuncia alla Polizia.

La banca, come in altre circostanze, aveva opposto rifiuto di rimborso della somma rubata al correntista, affermando che la sottrazione del denaro da parte del ladro era da addebitare alla condotta negligente del correntista.

L'Arbitro Bancario ha invece riconosciuto la condotta negligente della banca, evidenziando che in siffatte occasioni, l'intermediario bancario si deve sempre attivare per tutelare il proprio cliente o comunque deve fornire prova di aver adottato tutte le misure idonee per salvaguardare il correntista.

L’ ABF ha rilevato che “qualora l’utilizzatore di servizi di pagamento neghi di aver autorizzato un’operazione di pagamento già eseguita è onere del prestatore di servizi di pagamento provare che l’operazione di pagamento sia stata autenticata”.

Nel caso di specie, l'Arbitro ha ritenuto non provata tale circostanza e riconosciuto la responsabilità della banca per il danno sofferto dal cliente.
Di seguito, la pronuncia dell' ABF.

  
Truffa on line - home banking - risarcimento del danno

giovedì 6 dicembre 2012

Beppe Scienza: “L’oro del Reno e del Tevere”

Lo stesso punto di partenza porta in Germania a un'esigenza di rassicurazioni, tipicamente tedesca, in Italia invece a silenzi inammissibili, pretese demagogiche e proposte dilettantesche.
Oro della Bundesbank. Il punto di partenza sono le riserve auree della banca centrale. La corte di conti tedesca ne ha richiesto un inventario, che ne verifichi sia i quantitativi, sia l'autenticità.

Tale richiesta mira anche a fare chiarezza sulle voci secondo cui molto dell'oro della Federal Reserve sarebbe stato segretamente prelevato e magari addirittura sostituito con lingotti di tungsteno dorati. Delle 3.396 tonnellate di oro della Bundesbank ufficialmente più di due terzi non sono a Francoforte sul Meno, bensì 1.536 proprio alla Federal Reserve a New York, 450 alla Bank of England a Londra e 374 alla Banque de France a Parigi. Ai tempi della guerra fredda si voleva così proteggere l'oro da un'eventuale occupazione del Patto di Varsavia. Al riguardo la Germania ha una certa esperienza: il Terzo Reich poté resistere anche grazie all'oro saccheggiato dalle banche centrali degli stati occupati.
Per altro si può convenire col governatore stesso, Jens Weidmann, che obietta che la Bundesbank ha problemi più impellenti che inventariare l'oro, la cui rilevanza è confutata da quotati economisti, quale Wolfgang Münchau.
Oro della Banca d'Italia. Cosa capita invece in Italia? La banca centrale possiede 2.452 tonnellate d'oro del valore attualmente di circa 103 miliardi di euro (Relazione annuale 31-5-2012) ma ben tiene segreto quanto sia depositato all'estero. Quindi per cominciare c'è da chiedersi perché i cittadini siano trattati come sudditi.
Poi potremmo registrare la richiesta di alcune associazioni di consumatori di venderne una parte per rilanciare la crescita economica. È una vecchia storia: ogni tanto qualcuno salta su a farsi bello con tali proposte, che ovviamente non hanno nessun seguito. Per giunta esse non c'entrano nulla col c.d. consumerismo, per cui mai formula richieste simili la tedesca Stiftung Warentest (unica entità a tutela dei consumatori, al posto di alcune decine di associazioni italiane).
Più interessante smontare la trovata del direttore del settimanale il Mondo, ulteriore conferma del basso livello del giornalismo economico italiano. Propone infatti (il Mondo, 2-11-2012 pag. 7) che l'Italia e il Portogallo emettano titoli di stato garantiti dall'oro delle riserve. Un'idea davvero balzana, frutto della totale ignoranza delle dinamiche dei mercati finanziari.
Sorvoliamo sulle difficoltà pratiche: l'oro dovrebbe essere trasferito presso uno stato terzo, perché altrimenti la garanzia non varrebbe nulla. Soprattutto verrebbe dato agli investitori un segnale devastante: l'Italia al livello di chi porta i gioielli al monte di pietà, costretto a darli in pegno per ottenere credito. Gli altri titoli chiaramente crollerebbero, con gioia dei lettori del Mondo cui comunque nei decenni passati sono stati consigliati investimenti sciagurati uno dopo l'altro.
È anche semplicistico affermare che così "non vi sarebbe alcuna necessità di vendere l'oro", perché in caso di insolvenza l'oro verrebbe comunque coattivamente venduto.
Bisogna dire che negli editoriali di Enrico Romagna-Manoja, l'attuale direttore del Mondo, si nota un grave scollamento dalla realtà italiana. Si veda quello del 16-9-2011 (pag. 5) quando scrisse: "Tutti, al nord come al sud, avrebbero accettato senza protestare più di tanto un innalzamento immediato dell'età pensionabile a 65 anni per uomini e donne". Ma aveva provato a chiedere il parere di un qualunque 61-enne, 62-enne ecc. in procinto di andare in pensione?

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