lunedì 3 agosto 2015

Le paure sbagliate sul bail-in. Però delle banche è meglio diffidare

Fonte:
Il fattoquotidiano
13-07-2015
Molti risparmiatori sono preoccupati. Il Parlamento italiano ha infatti recepito una direttiva europea per cui dal 2016 sarà più facile che le crisi bancarie si ripercuotano anche su di loro. In realtà alcune preoccupazioni forse sono eccessive, mancando ancora i provvedimenti che fisseranno importanti aspetti e limiti. Circolano però voci del tipo: "i conti correnti non sono più garantiti", "hanno autorizzato prelievi forzosi sui conti", "i soldi in banca non sono più al sicuro" ecc.

Parecchi sedicenti esperti attizzano infatti i timori dei risparmiatori, per rifilargli immondizia finanziaria e previdenziale. Meglio quindi chiarire fin d'ora un paio di cose. Per cominciare sono previste varie soluzioni per evitare i salvataggi delle banche a carico dello Stato. 
Solo come ultima ratio è elencato lo strumento del cosiddetto bail-in, che prevede che vengano colpiti nell'ordine: le azioni (ovvio), le obbligazioni a seconda del tipo e, se non basta, anche i conti correnti, libretti, conti deposito ecc., fatti salvi però 100.000 euro per soggetto. Contrariamente a quanto si legge, non sono quindi i correntisti a correre i maggiori rischi e tanto meno quelli messi peggio. 

E ciò per due motivi. 

Primo, perché appunto vengono coinvolti prima e senza un tetto i possessori di obbligazioni della banca, per non parlare degli azionisti, che giustamente rischiano l'osso del collo, in senso finanziario. Ma c'è un secondo aspetto, regolarmente taciuto da chi non vuole inimicarsi le banche: sedicenti consulenti indipendenti, associazioni di consumatori ecc. 

Per chi ha soldi sul conto la difesa è facile: se ritiene la banca a rischio, trasferisce rapidamente qualunque cifra con un bonifico o assegno. Fa eccezione la fattispecie del deposito vincolato, che presenta forti analogie con un'obbligazione. Quelli messi male sono i risparmiatori cui la banca ha scaricato sul groppone proprie obbligazioni non quotate (nel caso per esempio della Banca Popolare di Vicenza addirittura nominative!). Se hanno timori sulla sua solidità, devono liberarsene. Ma ciò di regola non avviene facilmente e senza danni, come con un conto corrente o libretto. Con obbligazioni non quotate, uno può solo sperare che la banca gliele ricompri, ovviamente al prezzo che vuole lei. In caso poi di obbligazioni subordinate, cioè meno garantite, quando tira una brutta aria è scontato non riuscire a disfarsene affatto o con perdite anche oltre il 50%.

Nessun commento:

Posta un commento

Trasforma questo post