giovedì 23 maggio 2013

Lehman Brothers: in arrivo nuovi rimborsi?

Novità in arrivo per coloro che avevano deciso di investire i propri risparmi in obbligazioni Lehman Brothers, rimanendo bidonati dal default dichiarato dalla banca d'affari americana nel settembre 2008.

I titolari di obbligazioni Lehman che non hanno deciso di agire in giudizio nei confronti dell'intermediario finanziario che ha venduto loro questo prodotto finanziario, hanno ottenuto solo parziale restituzione dei denari investiti.

Ora, a distanza di cinque anni dalla dichiarazione di insolvenza operata da Lehman Brothers, pare che una parte del capitale investito possa tornare in favore dei piccoli risparmiatori che avevano scommesso nella banca d'affari.

Lehman Brothers Treasury, società olandese controllata della banca americana, ha cominciato a rimborsare i propri creditori, in particolare i titolari di obbligazioni, riconoscendo loro un rimborso che si avvicina al 30% del capitale investito.

Tra i creditori che beneficeranno del rimborso disposto dalla società olandese, ci sono anche molti italiani che hanno investito nei titoli Lehman, i quali si devono attivare per verificare l'effettivo accredito della somma rimborsata.


Le banche sono legittimate a chiedere il rimborso in favore dei propri clienti

Lehman Brothers Treasury, infatti, ha riconosciuto come controparte a cui destinari i denari oggetto di rimborso non i singoli investitori, ossia i soggetti legittimati a proporre istanza di rimborso, bensì i singoli istituti di credito ove gli investitori hanno aperto un conto deposito titoli.

Cosa vuol dire? il singolo investitore, infatti, si deve rivolgere alla propria banca e sollecitarla a rivolgersi a Lehman Brothers Treasury per ottenere il rimborso di parte del proprio credito.

Invero, questo rimborso non è il primo operato da Lehman, così come già segnalato in questo blog (vedi).

Cosa fare?

Il possessore di obbligazioni Lehman deve chiedere informazioni in merito a tale possibilità di rimborso, alla banca ove i titoli sono stati acquistati, o sono ora depositati.

La banca, accertato che l'investitore è legittimato al rimborso parziale del valore dei titoli, deve attivarsi in favore di quest'ultimo, per consentirgli la partecipazione alla procedura avviata da Lehman Brothers Treasury

venerdì 17 maggio 2013

Crisi Fonsai: avvisi di garanzia per i vertici della compagnia assicurativa

L'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Torino sui bilanci del Gruppo Fonsai pare arrivata ad un punto deciso, in quanto negli ultimi giorni sono stati recapitati vari avvisi di garanzia ai vertici della prestigiosa compagnia assicurativa.

La vicenda è nota, ed è stata già affrontata in questo blog, e riguarda possibili attività poco trasparenti con le quali gli amministratori della società avrebbero occultato fondi societari, procurando un danno non solo nei confronti della stessa, ma anche dei numerosi consumatori che hanno acquistato titoli azionari e obbligazionari Fonsai.

Le indagini, avviate alcuni mesi addietro, si sono di recente concentrate sul bilancio Fonsai del 2010, ove risulterebbero delle anomalie contabili in merito a riserve destinate ai sinistri RC Auto, come rivelato anche dall' IVASS.

Tale attività pare sia stata realizzata al fine di fornire al mercato una rappresentazione distorta della reale situazione economica e finanziaria di Fonsai, così come sospettano i PM della Procura della Repubblica di Torino.

La vicenda Fonsai è oggetto di indagine penale avviata anche dalla Procura della Repubblica di Milano, la quale sta indagando in merito alla liceità di determinate operazioni finanziarie poste in essere negli ultimi anni dai vertici dell'Assicurazione.

Allo stato attuale, coloro che hanno contratto una assicurazione con la Compagnia non corrono particolari rischi in merito alla solidità della società, mentre dubbi possono essere sollevati in merito alla solidità delle azioni Fonsai, il cui valore continua a ridursi in modo sensibile.

Anche la Consob ha avviato attività di controllo al fine di verificare eventuali violazioni della normativa di settore.

giovedì 2 maggio 2013

Deiulemar: quando il crac finanziario arriva dal mare

La vicenda Deiulemar non è molto nota, ma rappresenta un nuovo esempio di raggiro degli investitori/consumatori.

Si parla di oltre 670 milioni investiti negli anni dai risparmiatori, in gran parte della zona di Torre del Greco o addirittura gli stessi lavoratori, e spariti nel nulla a causa di varie operazioni societarie realizzate per sottrarre i denari raccolti e destinarli altrove.

Negli anni si sono alternate operazioni di scissione societarie, spostamenti di capitali, acquisti di navi su mercati esteri ed altre attività molto sospette e che nascondevano il reale intento fraudolento perseguito dai vertici della compagnia.

Alla fine sono intervenuti i magistrati, attraverso la Procura di Torre Annunziata e quella di Roma, ed hanno avviato una indagine penale nei confronti di soci e amministratori della società Deiulemar, formulando nei confronti di questi ultimi l’accusa di bancarotta fraudolenta, esercizio abusivo del credito ed elusione fiscale.

Appare interessante, in particolare, la contestazione del reato di esercizio abusivo del credito, ossia della fattispecie di reato di cui all’art. 132 del D. Lgs. 385/1993 che prevede che “Chiunque svolge, nei confronti del pubblico, una o più attività finanziarie previste dall’ art. 106, comma 1, in assenza di autorizzazione di cui all’art. 107 o dell’iscrizione di cui all’ art. 111, ovvero dell’art. 112, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con la multa da 2.065 ad un 10329” .

In termini più semplici, i giudici contestano agli esponenti di Deiulemar di aver esercitato attività di intermediazione creditizia in assenza dei requisiti previste per legge.

Se questa accusa venisse confermata, occorrerebbe chiedersi come Deiulemar abbia potuto raccogliere i risparmi per anni in modo illegale senza che alcun organo di controllo abbia mai avviato una indagine nei confronti della società.

Come avveniva questa attività di raccolta/raggiro degli investitori?

La condotta viene descritta in un articolo del Sole24 ore dello scorso 13 aprile 2013 e che riportiamo di seguito “Una vicenda inquietante, una truffa a tutti gli effetti e un fallimento di fatto pilotato. Da un lato la Deiulamar raccoglieva denaro (accadeva da oltre 30 anni) presso i cittadini di Torre del Greco e Monte Procida. Un flusso inarrestabile, un'antica pratica marittima (i carati) con cui di fatto i Torresi facevano da banca per la società navale. Erano certificati obbligazionari fuori da qualsiasi mercato regolamentato. Un versamento presso gli sportelli in piazza del paese e una ricevuta. Con il crac si è scoperto che le cifre erano ingentissime, oltre 670 milioni di euro. Soldi affidati alla Deiulemar che aveva sì obbligazioni regolari sul mercato, ma per soli 40 milioni. Quasi venti volte di più era il denaro raccattato in modo artigianale tra i cittadini (spesso dipendenti) della Deiulemar. Tanta fiducia è stata davvero mal ripagata. Quei soldi non finivano infatti nei bilanci ufficiali della società, ma in conti paralleli. Ma mentre Deiulemar saccheggiava il territorio, i figli dei tre armatori provvedevano a spogliare di beni la compagnia.”  (Fabio Pavesi - Il Sole 24 Ore – 13 aprile 2013).

Tale condotta è stata tenuta da Deiulemar per molti anni ed ha consentito alla compagnia di ottenere ingenti quantità di denaro, in assenza di qualsiasi controllo da parte degli organi interni, e dell’autorità di controllo di settore (in primo luogo la Consob).

La società, dichiarata fallita, è oggetto dell’azione penale avviata dai magistrati penali, tant’è che è prevista l’udienza penale per il prossimo 8 maggio 2013.

In tale data dovrebbero rivedersi gli oltre 13 mila risparmiatori raggirati da questa vicenda, i quali si sono costituiti parte civile nel tentativo di recuperare parte dell’investimento operato.

Consigliamo coloro che sono stati raggirati dalla compagnia Deiulemar di costituirsi, tramite il proprio legale di fiducia o una associazione dei consumatori, nel procedimento penale e nella procedura fallimentare che ha ad oggetto la società.

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